UNICO. L'estetica funzione dell'Art Design

Conferenza di presentazione del progetto UNICO

unico art design project michele bramante

Venerdì 16 ottobre, dalle ore 16, la Casa d’Aste Sant’Agostino ospita la conferenza L’estetica funzione dell’Art Design, con la presentazione del progetto UNICO, dedicato a questo particolare ambito della produzione creativa che unisce l’unicità dell’esperienza artistica con l’applicazione pratica dell’oggetto d’uso. Vanessa Carioggia, titolare della Casa d’Aste, introduce gli interventi dell’art designer Roberta Verteramo e del critico d’arte Michele Bramante. La conferenza, che sarà possibile seguire in sala o in diretta streaming sul sito della Sant’Agostino Casa d’Aste, aprirà quindi un dibattito sul rapporto tra la creatività autonoma e libera da ogni finalità predeterminata tipica dell’estetica pura e le arti applicate, nelle quali viene messa in primo piano l’utile funzione dell’oggetto.

Nato da un’idea di Roberta Verteramo, UNICO mette in luce la natura ibrida ed esclusiva delle opere di Art Design. L’Art Design obbedisce al principio della destinazione d’uso, mentre salvaguarda l’unicità dall’opera d’arte privilegiando l’esperienza del bello in opposizione alla produzione seriale e standardizzata. La rassegna si articolerà in una serie di conferenze, dibattiti e mostre che non avranno l’intento di definire una categoria precisa assegnata all’Art Design, bensì di delineare un campo dinamico e aperto nella sfera della produzione creativa, distinguendolo dall’azione libera e indeterminata dell’arte propriamente detta, come pure dalla mera subordinazione dell’estetica all’utilità e alla seduzione stilistica nel design di tipo industriale.

L’opera di Art Design può essere sfruttata come qualsiasi altro oggetto domestico. Per altro verso, una volta espletata la sua funzione e riconsegnata così alla sua pura qualità formale, può essere goduta come qualunque altra composizione plastica di natura rigorosamente estetica. Essa risponde quindi, in forza della sua ecletticità, all’ormai secolare enigma di Duchamp. Un qualsiasi mobile d’arredamento o suppellettile diviene oggetto di contemplazione formale nel momento in cui adempie e soddisfa la necessità materiale per la quale è stato ideato, ovvero quando non viene messa in atto la sua mansione. Sul versante opposto, l’idea stessa dell’art design apre alla possibilità, sempre rifiutata in nome della nobiltà dell’arte, di adoperare materialmente i manufatti estetici quando fossero dotati di forme adatte a qualche prestazione pratica, come l’inventore del ready made insegnava meditando di utilizzare un Rembrandt come asse da stiro. Nulla vieterebbe, infatti, di servirsi di una scultura cava come recipiente per la frutta, per il pane o per dei fiori.

Intorno alla separazione tra uso dell’oggetto e ruolo libero dell’arte ruota parte della filosofia estetica moderna. Il successivo pensiero contemporaneo, di indole fluida, ibrida, contaminata, disseminata, non ha saputo realmente ridefinire o sciogliere del tutto le categorie. Il sentimento del bello, inoltre, ha perso completamente non solo la guida della produzione estetica, ma finanche la dignità di valore a cui fare riferimento per un giudizio di gusto o di merito. L’Art Design, migrando tra le due categorie più determinate di arte e design, si libera ad un tempo dei problemi peculiari alla prima e dei vincoli di operosità del secondo. Sfrutta, cioè, la disinvolta ricerca di bellezza delle forme, a cui il design può dedicarsi senza criticità, per ricondurla in un mondo artistico che continua inconsciamente a respingerla.

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