5/11/2019

GIUSEPPE PENONE. LE META' SPECCHIATE DI UOMO E NATURA

RIVOLI (TO) | CASTELLO DI RIVOLI  CUNEO | COMPLESSO MONUMENTALE DI SAN FRANCESCO12 OTTOBRE 2019  2 FEBBRAIO 2020

Tra il Castello di Rivoli e il Complesso Monumentale di San Francesco di Cuneo, con un gioco alternato di pieni e di vuoti, di forme rifratte tra il doppio e lo specchio, la mostra Incidenze del vuoto di Giuseppe Penone riassume alcuni temi centrali nella sua ricerca a partire dagli anni Sessanta, sullo sfondo del quadro teorico delineato da Germano Celant per l’Arte Povera, dal quale Penone toglie un contorno di forme proprie in cui la figura dell’albero, non solo in questa mostra, occupa il punto di mediazione tra natura e cultura, ma anche di unità a distanza dei luoghi e di sovrapposizione di origine e ritorno.

Al Castello di Rivoli, la scultura Identità si eleva lungo un asse verticale che unisce due alberi sovrapposti in uno slancio dalla terra al cielo. L’albero portante, nella sua posizione naturale, realizzato con il classico bronzo che Penone lavora fino a simulare l’effetto percettivo di una pianta reale, sostiene il suo omologo rovesciato e appoggiato sulle intersezioni tra i rami. Le radici dell’albero superiore puntano in alto, mentre la materia di cui si compone, questa volta un alluminio albino, scarnifica la figura e la rende quasi fantasmatica, alludendo, forse, a una dimensione ideale in cui la pianta penetra simbolicamente. Nei punti in cui i rami si toccano alcuni specchi moltiplicano gli intrecci, senza definire, però, il senso della specularità tra i due alberi, che, in verità, è solo apparente, in quanto le sculture non sono perfettamente identiche. Gli specchi rendono piuttosto visibile, in tessere discontinue della realtà, la superficie di tangenza tra il mondo fisico e quello sovrasensibile.

Il dualismo tra materia formata e forma incorporea, che è solo una delle antitesi incarnate negli oggetti dell’Arte Povera – già Celant ne aveva fatto, in scritti diversi, un plesso di contraddizioni vitalistiche – richiama, con la figura dell’albero, un archetipo delle filosofie tradizionali. L’Albero della Vita, se affonda le radici nella terra e allunga i suoi rami oltre la dimensione sensibile, viene rappresentato anche in posizione capovolta, disegnando una linea di emanazione e crescita che, dalla fonte superiore dell’Essere, discende per manifestarsi nel corpo cosmico. Identità non è sintesi di alcuna dottrina e di alcun mito, ma la sua verticalità, la dialettica tra gli opposti e tra gli opposti e la simmetria, le radici che si nutrono dalla terra e dal cielo in un medesimo raggio bidirezionale, rendono la scultura qualcosa in cui l’assemblaggio dei corpi travalica la presenza fisica per ispirare la visione di un’essenza della realtà.

La duplicità divide anche il nucleo semantico di Identità. Il concetto significa sia uguaglianza che unità della persona. La prima riguarda la funzione dello specchio, che può riflettere tutto tranne se stesso, e diventa emblema della conoscenza; ma può riferirsi anche allo sviluppo naturale secondo variazioni sul tema della simmetria, perché la crescita degli organismi non è mai perfettamente uguale in tutte le direzioni, le doppie metà tagliate simmetricamente distinguono sempre delle differenze. La persona, invece, non può conservarsi nella propria unità se non attraverso una coscienza interiormente divisa. Come spiega Hegel, gli oggetti naturali sono solamente presenti, una volta e basta. La coscienza, invece, è anche presente a se stessa, si raddoppia, si pone di fronte a sé per sé nell’autoriflessione.

La scultura di Rivoli fa da cerniera tra le due sedi della mostra. Nella Chiesa di San Francesco a Cuneo è esposto un modello di Identità che replica il motivo del doppio e dei contrari propagandolo sulle altre opere nelle navate. Cuneo è la città d’origine di Giuseppe Penone, che è nato a Garessio, un paese poco lontano dalla Provincia. Il raddoppiamento spaziale delle sedi espositive si combina, così, con l’ubiquità temporale dei due momenti dell’origine e del presente attuale.

In Matrice la linea dominante diventa l’orizzontale su cui si dispongono due sezioni longitudinali di uno stesso albero contrapposte e unite al vertice. Il tronco scavato di una delle due metà diventa il calco di un elemento in bronzo che deriva la propria forma dall’incavo del legno. La parte in bronzo fissa nel metallo un certo periodo di crescita dell’albero, che l’artista aveva sottratto nel suo scavo, ed è a sua volta vuota, producendo, così, un nuovo rapporto di opposti complementari con il pieno e il vuoto, il positivo e negativo, che non possono esistere separatamente entro la sostanza della realtà.

Tra i processi che trasformano gli elementi nei loro contrari, l’uomo autocosciente non è mai escluso. La massa virtuale di un cervello, in Suture, ne evoca la presenza pensante, connessa alla sua capacità di modificare e deviare il corso naturale degli eventi, come quando sposta il tracciato di un fiume o sperimenta con il genoma umano, convertendo il mondo in un paesaggio culturaleSuture è composta da lamine metalliche che disegnano l’andamento irregolare delle scissure tra i lobi del cervello, marcando margini che sono ad un tempo linee di congiunzione organiche.

Nella Chiesa di San Francesco si aggirano anche gli umanoidi silvani della serie Gesti vegetali, fasciati da una pelle simile alla corteccia degli alberi e nati per fondere il proprio volume con la crescita delle vegetazione. Le sculture antropomorfe, ricollocate nel contesto culturale della chiesa, conservano il rapporto con la natura grazie al sostegno dei rami giustapposti per garantirne l’equilibrio, ma ciò che qui scorre in esse, sostituendo la linfa vegetale, è invece la luce.

Giuseppe Penone: Incidenze del vuoto
A cura di Carolyn Christov-Bakargiev con l’assistenza curatoriale di Giulia Colletti
Complesso Monumentale di San Francesco, Via Santa Maria 10, Cuneo
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
12 ottobre 2019 – 2 febbraio 2020

Orari:
Complesso Monumentale di San Francesco – Via Santa Maria 10, Cuneo
martedì – sabato: 15.30 – 18.30 | domenica: 11.00 – 18.30


Torna